sabato 30 ottobre 2010

EPIFANIA NORDIC WALKING STAGE

Prenotatevi il vostro regalo post "abbuffate" festive!
Lo STAFF ARGO Stavolta ha un sacco di sorprese in serbo e poi la cultura e la gastronomia e spazio anche per pubblico e curiosi!

A Caorle , inseguendo Hemingway. 14 NOVEMBRE


martedì 12 ottobre 2010

Escursione Anello del Grappa

10 ottobre 2010

"Sulle tracce del Soldato Peter Pan" con l'ARGO NORDIC WALKING TEAM

Splendida giornata, soleggiata e non troppo fredda, ottimale per l'escursione di gruppo dell'ARGO NW TEAM.
Da giugno in poi molte cose sono accadute, molti corsi base tenuti e anche la qualifica di nuove istruttrici per
due allieve di prima mano del Team.
Il percorso, come da programma era l'anello naturalistico del Monte Grappa, sottotitolato da noi "Sulle tracce del
soldato Peter Pan", quel ragazzo boemo, dal nome fiabesco, attorno alla qual figura si cela il mistero dei fiori
perennemente deposti, da mani sconosciute e misteriose, sulla sua eterna dimora tra migliaia di compagni di
mala sorte , sul monte sacro alla Patria.
Un bel numero eravamo. Diciannove. Ovvimaente la partenza, dalla cima , e' stata preceduta dalla visita al nostro
compagno di viaggio virtuale. Li' , sul davanzale del suo eterno giaciglio un piccolo fiore, stavolta di carta stava
appoggiato come a dire al freddo che la leggenda non teme intemperie.
I primi passi li muoviamo costeggiando la trincea sulla dorsale est e poi scendiamo verso il sentiero dell'anello che
ci accompagnera' attraverso quattrao ore di cammino e un po' di soste ad allungare questa visita in camminata nordica,
sui luoghi dove si e' compiuta una storia di dolorosa difesa per la conquista di quella futura liberta' di cui , nel presente,
usufruiamo noi contemporanei.
Primo tratto con vista su Pian de la bala, sulle Meatte e a perdersi oltre la vedetta, puntando anche al mare sullo sfondo,
proprio come Peter, che tanto sogno' di vederlo e dovette arrivare a pochi passi dalla fine per scorgerne il fascino, ascoltandone
il rumore dentro l'incavo d'una conchiglia.
Al bivio per Croce del lebi si tira dritto, costeggiando le aperture della galleria principale , sbocchi che guardano alle radure,
mirando a chi cercava un tempo di risalire i pendii, dopo aver superato la piana del Piave. Noi ci fermiamo, ci attendiamo e riuniamo il gruppo...uno sguardo e via. La strada scende, inerbata e ben tenuta, su tornanti sorretti da ampi muri a sassi, intatti nella loro possente tenuta.
Proseguendo e' presto sottobosco, osservo la tecnica dei tre che sono anche all'ultima lezione del corso, l'uscita che forse vorra' dire ottenere il pezzo di carta impropriamente, forse, detto diploma.
Graziella, Paola ed Alex , tre fasce generazionali impegnate in unico gesto , caparbiamente intente ad ottenere il meglio dei passi
da compiere. Parallela, alternata e a tratti con un solo bastoncino, tutto regolarmente compiuto, con quel normale impedimento tecnico, pur lieve, che solo l'esercizio, la pratica toglieranno nel tempo.
Graziella e' serena, se non la guardi ha una fluidita' della quale forse non si accorge. Il giovane Alex e' scanzonato, piega molto le braccia ma segue all'istante le direttive che l'istruttrice Moira gli da' , strada facendo. Paola chiacchiera un po' con tutti, ma con una concentrazione che le consente di auto correggere i passi in ambio e la frequente corta fase di rilascio. ne dovranno fare di
strada oggi, ma le premesse sono buone e tutto sembra volgere ad un finale in gloria.
La strad che ci porta verso il rifugio Bocchette, e' tutta o quasi, coperta dalla vegetazione. La pattuglia e' solo lievemente sfilacciata, qualcuno si lamenta perche' mezzodi' e' vicino e la fame chiama. Pareva fossimo appena partiti ed invece...sono le undici e mezza. Ci fermiamo all'altezza di un cippo, sul quale sono poggiati i resti arrugginiti di materiale militare di sussistenza, per lo piu' vettovaglie, gavette e pezzi di ferro che chissa' di cosa sono stati parte viva in quei primi anni del '900.
Una bacheca ci indica che sotto di noi, quella valle aperta, piccola , con cippi sassosi e tronchi di pino tagliati bassi, e' un pezzo
di rara evocazione storica. In quel punto, le linee nemiche distavano dieci metri l'una dall'altra e i militi potevano sentire chiaro il respiro arrivare da corpi avversi, da uomini con i quali condividere solo la triste sorte, figlia di decisioni superiori, madre di insegnamenti futuri, desolatamente mal recepiti dai posteri...Infatti, fermo in mezzo a quel vociare festante del gruppo, cado quasi in una dimensione irreale e rivivo per un momento gli attimi terribili di un soldato dietro la barricata in legno. In quel momento mi chiedo se la Grande Guerra finira' prima o poi? Sono io o e' il pensiero di un Peter Pan che ti entra dentro , tanto da farti provare le sue emozioni...ansia...paura...
Mi spingo giu', in mezzo a quel lembo di terra intricato e fitto di naturali barriere. Vivo intensamente il luogo, inquadrando in alto, sopra di me il gruppone riunito. Una posa presa dal basso verso l'alto, dalla linea austriaca.
Poi invito tutti a scendere, o forse lo fanno altri, ma non ha importanza. Stavolta e' Moira, in piedi sopra il tronco tranciato a filo di terreno, a mirare tutti noi che osserviamo dal basso. La seconda posa dalla linea italiana.
Mentre scrivo ci ripenso. a posteriori e' come un simbolo. Noi riviviamo le emozioni in modo gioioso, ma sono fortissime, almeno per me, ma altri volti sono palesemente coinvolti dallo scenario. Quegli stessi sentimenti, con animo opposto furono vissuti un secolo fa da uomini armati ma in fondo inermi di fronte ad un destino pilotato da mani insanguinate di uomini definiti potenti, bramosi di superiorita', di potere su altri uomini e terre.
Quelle due foto, nostre, a ranghi sparsi, mi rimangono impresse per il significato che voglio dar loro. Due gruppi, con volti identici,
su fronti di visuale opposta, dove cambia solo che li dirige, li inquadra e stampa il loro destino come fosse una immagine senza valore. Pensieri forse confusi, difficili da interpretare anche per chi li vive e cerca di descriverli.
La nostra marcia continua. Torniamo ad essere gruppo, in una marcia ora ricompattata ed e' presto spazio aperto.
Ci si apre di fronte una radura che sembra dipinta. Il gregge il lontananza e' fitto, ma la distanza lo fa apparire fermo, quasi una macchia unica. I colori dell'autunno colorano le cime di pini, ora verdi, ora marroni, forse un po' arancioni , tanto che il contrasto con il verde intenso dei prati sottostanti crea un senso di quiete pura. ancora una volta tutto sembra fermarsi, per farsi ammirare, per dar modo di pensare.
E' l'ora del pranzo , Federico e Gioacchino sembrano i pu' presi, tra un tozzo di pane imbottito ed un ovetto salato al momento.
L'aria e ' freschissima, come accade spesso dopo una camminata sui monti, il cibo sembra avere piu' gusto, lo si apprezza molto di piu' del solito. Entriamo una ttimo al rifugio. Che strano...La cadenza dei gestori e' veneziana. Ce lo conferma una locandina che parla di uno spettacolo teatrale, che cita i "nonzoli", ma il nome scritto ora e' figlio di un ricordo impallidito e non ne sono completamente certo, pero' ricordo che significa sacrestani...o forse ricordo male anche questo...Mah...
Prima di ripartire offro a tutti un cioccolatino, Marco e Manuela, due amici nuovi, accorpati con la complicita' di Maura, capiscono essere il dolcetto che precede la fatica. E' gia' il disilvello fatto iun discesa dal Grappa ora dovra' essere recuperato.
Ripartiamo risalendo l'asfalto verso l'Albergo Al Forcelletto e gia' un centinaio di metri di risalita e' compiuto. Qui' la tecnica parallela e' quasi d'obbligo e molti la utilizzano senza necessita' di consiglio da parte di noi istruttori.
Ancora una veduta favolosa, fotografata nelle parole di un Federico cicerone che battezza il quadro che si apre davanti ai nostri sguardi come zona di Enego. Angela e Moira ascoltano , mentre Martina e Fabio sembrano apprezzare l'aria e giocano tra loro, beata gioventu' e un grazie ai bastoncini che collaborano a rendere ludico il momento tra due ragazzi che stanno assieme.
Nel frattempo, qualcuno e' gia' partito, vedo Luigina e Mariantonietta gia' sulla strad ache risale il monte Pertica.
Stefania e Marco spiegano a chi non conosce la zona, alcune vie del circondario montano.
E' iniziata la parte piu' difficile, inesorabilmente il gruppo si sfalda. Non e' come immaginavo la via del ritorno, ma in fondo e' giusto che ognuno viva la sua liberta'. Talvolta la montagna stessa impone di stare uniti, perche' chi e' meno preparato possa trarre beneficio dal ritmo e dalla psicologica presenza di molti compagni di viaggio. Rientra nello spirito nordic walking cosi' come e' principio non scritto, ma non e' una regola imprescindibile ed alla fine che va in solitaria sceglie di vivere cosi' la sua giornata nello spazio aperto , aiutando corpo e mente con un mulinare proprio di una tecnica appresa ed in evoluzione.
Vivo alcuni tratti in solitudine mentale, ma apprezzo che ci siano allievi, ma che dico poi? Apprezzo Gioacchino, moderno Thornij Mogren senza sci, che con un semplice gesto mi fa capire cio' che ora e'importante.
La cima del Monte Pertica e' lasciata a destra ed ora, uscendo dal bosco, aosserviamo il versante sud ovest di Cima Grappa, con il rifugio Scarpon e i prati cosparsi delle buche, ricordo ancora dei tempi bellici.
Ho la nappina da istruttore addosso, faccio una corsa di una decina di minuti e recupero meta' gruppo, quello che sta a meta' tra i primi e la coda che ho lasciato indietro, Ci accordiamo di rinurici, vorrei invitare anche gli naltri, ma sono troppo avanti ed anche io sento un po' di fatica, le gambe, un tempo si sarebbero levate da terra a rincorrere. Vabbe', ci ricongiungeremo alla fine.
Siamo ora da un bivio. Salire verso la base miltare o andare oltre verso i ghiaioni. Io avevo programmato la seconda. Chiedo a Stefania e Marco. consigliano la base...Testardo come un mulo penso a chi e' piu' stanco e credo di fare la cosa giusta indicando la via programmata inizialmente. so che in fondo ci sara' un tratto ripidissimo per recuperare la cima, ma ritengo piu' utile fare defaticare in quel semipiano, chi e' piu' stanco. A posteriori, ora posso dire che ho fatto una valutazione sommariamente sbagliata. Con quella decina di persone rimasta, tra cui le diplomande Paola e Graziella arriviamo a meta' sentiero e decidiamo una sosta , poiche' due tornanti sdrucciolevoli danno un senso di impegnativita' cui far precedere un reintegro di zuccheri e liquidi. Seduto ad osservare la distesa ripida sotto i nostri piedi mi chiedo come chi soffre di vertigini, ora non ci faccia cosi' caso.
Moira ha il volto che si rivolge spesso ad Angela, poi risaliranno assieme, dandosi una mano, sia materialmente che metaforicamente, gli ultimi metri di passione verso il mausoleo.
Solo in quest'ultimo tratto scopro il piacere di due chiacchiere con una coppia taciturna ma viva e piena di un animo che riconosco simile al mio. E' bello sentire la simbiosi con quell'omone che e' Nevio , ma anche cosi' stranamente con Mirta, tanto diversa da lui nell'estetica , quanto cosi' completante nel peso specifico della qualita' delle persone che sono.
Un pensiero finale alla cima, stavolta conquistata condividendo una fatica che si tramutera' presto in orgoglio, con una donna piccolina dall'animo simpatico e combattivo. Con me il primo tratto, con Moira, quasi senza fatica gli ultimi venti metri verso la vetta, quasi che ci sia stata una trasmissione di forza e motivazioni possibile solo tra donne. Lassu' Luigina e Gioacchino si riprendono per mano e mentre gli altri ritrovano il parcheggio io ritorno da dove eravamo partiti.
Un saluto al soldato Pan, ringraziando che tutto e' andato bene.
Mirta e Nevio hanno avuto lo stesso impulso, ci ritroviamo li' e ridiscendiamo.
E' ora di verdetti. I tre allievi dell'Argo Team hanno superato a pieni voti il test piu' duro tra tutti quelli presentati ad oggi.
Sorrisi e baci all'istruttrice Beppiani che consegna i diplomi della Scuola Italiana Nordic Walkng ai piedi di un luogo semplicemente unico.
Scendendo i sorrisi si alternano anche a qualche lacrima. Diverse sensibilita' a bordo del convoglio, del gruppo, per qualcuno e' tempo di comprendere il senso emozionale che la montagna aggiunge al proprio io. Per me veder piangere, farlo e comprenderlo, non e' che una conferma che questa montagna cattura le persone e le lega a se.
Ora riposiamo e la prossima volta cercheremo Hemingway... eh gia', a Caorle tra i casoni, il nordic walking dalla montagna al mare, dalla storia alla letteratura.
Grazie a tutti.
Alex Geronazzo
ArGo NW Team


domenica 3 ottobre 2010

"ESCURSIONE ANELLO NATURALISTICO DEL GRAPPA" -10 Ottobre-



L'ARGO NW TEAM "Sulle Tracce del Soldato Peter Pan", sull'anello naturalistico del Monte Grappa

Il percorso è parte di una rete di sentieri che sono descritti in "Anello naturalistico del Grappa" edito dalla Regione Veneto e reperibile presso i Servizi forestali regionali di competenza nel Grappa (Vicenza, Belluno e Treviso).

Descrizione.

Dall'angolo nord-ovest del piazzale adiacente l'Albergo Rifugio (m. 1730), si prende la stradina (segnavia CAI n. 156) che traversa il versante orientale della vetta; diviene presto una mulattiera e aggira alcuni costoni rupestri. Oltrepassate alcune vallecole si scende ancora con la mulattiera fino ad arrivare alla forcella "Croce dei Lebi" (m. 1550, 40 minuti). In questo punto si incontrano diversi sentieri che provengono dalle vicine Meatte (poste a sud-est), dalla cresta dei Solaroli (posta di fronte, ovvero a nord) e dall'alta val delle Bocchette (posta ad ovest).
Il sentiero prende quest'ultima direzione. Abbandonata la linea di cresta, devia a sinistra iniziando a scendere con alcune svolte, aggira la testata dell'alta val dei Lebi e diviene ora una vecchia stradina militare che con percorso semipianeggiante entra nel bosco. Si continua a lungo a camminare sotto una fitta volta di alberi, sì oltrepassa la zona detta Ca' Tasson (un cippo ricorda gli avvenimenti di guerra), si compie un ampio giro attorno ad una seconda valletta e si sbuca nella grande e aperta conca alpestre delle Bocchette arrivando, con una breve discesa, al rifugio omonimo (m. 1322, ore 1.30). Si prende ora la stradina asfaltata che, verso ovest, porta con lieve salita alla locanda Forcelletto, in bella posizione panoramica (m. 1396, 20 minuti).
Da questa punto, trascurando la strada asfaltata che sale a cima Grappa, si prende sulla sinistra (sud) una stradina sterrata (segnavia CAI n. 10) che entra nel bosco, traversa in salita il versante settentrionale del monte Pertica, arriva ad una forcella, passa sul lato solatio e continua in lieve salita a seguire la lunga dorsale che si dirige a Cima Grappa. Arrivati poco sotto la vetta, ad un tornante della stradina il sentiero continua diritto (sì segue sempre il segnavìa CAI n. 10), traversa con tratto pianeggiante un grande ghiaione e, di fronte ad una sporgenza; devia verso l'alto (un altrosentiero continua diritto) e, con breve salita, arriva in vetta alla cresta di Cima Grappa (m. 1775; ore 1.30). Poche decine di metri verso sud si giunge al punto di partenza .

Motivi d'interesse.

Il percorso permette di conoscere l'area sommitale di Cima Grappa sia nei suoi aspetti storici che in quelli naturalistici. Meritevoli d'osservazione sono le roccette che sorreggono la vetta, i ghiaioni posti soprattutto sul fianco occidentale, i canaloni che digradano dalla cresta sommitale, i lembi di prateria dalle creste spazzate dal vento, le conche nivali dei fianchi settentrionali (dove s'accumulano le valanghe), i consorzi di cespugli posti al limitare del bosco ed infine i pascoli ripidi sui fianchi meno rupestri. Ognuno di questi ambienti di vetta possiede una bella flora specializzata, come I' Anemone delle Alpi (Pulsatilla alpina) e la Scorzonera rosa (Scorzonera rosea).

Dal punto di vista faunistico è possibile osservare le evoluzioni dei gracchi alpini (Pyrrhocorax graculus), il cui verso sembra un rotondo chiacchierio, ma anche il gallo forcello (Tetrao tetrix), il gheppio (Falco Tinniculus) e il falco pellegrino (Falco peregrinus). D'estate nella valle delle Bocchette è possibile ascoltare il canto della quaglia (Coturnix coturnix) e il re di quaglie (Crex crex).

Appena le nevi iniziano a sciogliersi, le pozze d'alpeggio della valle delle Bocchette si riempiono di vita: i tritoni alpini (triturus alpestris) sono facilmente osservabili quando vengono a galla per respirare. La rana agile (Rana dalmatina), la rana montana (Rana temporaria) e il rospo comune (Bufo bufo) entrano in acqua per la stagione riproduttiva e riempiono la notte dei caratteristici canti, numerosi insetti tra cui il grosso ditisco marginato (Dytiscus marginalis) iniziano la stagione estiva.

Il Grappa è celebre per le opere monumentali che ricordano gli avvenimenti della I Guerra Mondiale. Si possono visitare tra gli altri i Cimiteri monumentali italiano ed austriaco, la Via Eroica, e la grande Galleria Vittorio Emanuele. Tra la forcella Croce dei Lebi, il bosco di Ca' Tasson, la piana delle Bocchette e il monte Pertica l'itinerario si snoda quasi esattamente lungo la linea di confine (e di trincee) che nell'ultimo anno di guerra fu contesa tra le truppe italiane e le truppe austro-ungariche.


E un percorso ad anello, dotato di tabelloni esplicativi, che compie un giro attorno alla cima del monte Grappa. È solo una parte di un più ampio sistema di itinerari che si snodano nella parte sommitale del Massiccio e che prende il nome di "anello naturalistico del Grappa".





Come arrivare alla partenza. Si sale a Cima Grappa arrivando fino al piazzale dell'Albergo-Rifugio. Il percorso inizia dall'estremità nord-ovest del parcheggio.





Segnalazioni. L'itinerario segue inizialmente il segnavia CAI n. 156 (fino alla Croce dei Lebi). Poi prosegue fino al Forcelletto senza segnalazioni ma è facile a seguirsi.


Il ritorno avviene sul segnavia CAI n. 10.